12021Mar
La Bonne Semence e Confcooperative Bergamo: taglio del nastro virtuale per inaugurare i 7 appartamenti per Housing Sociale di via Angelo Maj 30 a Bergamo

La Bonne Semence e Confcooperative Bergamo: taglio del nastro virtuale per inaugurare i 7 appartamenti per Housing Sociale di via Angelo Maj 30 a Bergamo

Alle 15,30 di venerdì 26 febbraio, Beppe Guerini – presidente di Confcooperative Bergamo ha introdotto e condotto un webinar sui temi dell’abitare, del welfare generativo, dell’inclusione sociale e delle sinergie.

Un’occasione per condividere visioni e prospettive sui temi della salute mentale e dell’housing sociale come strumento di cura. La presentazione di un’esperienza di welfare generativo che fa sintesi di più soggetti e si sviluppa tramite sinergie tra pubblico e privato.
Il progetto è nato da Fondazione Morzenti, in particolare da Clelia e Monica Morzenti che avendo ereditato dal padre un terreno in centro Bergamo, tra le varie possibilità hanno deciso di dedicarlo alla costruzione di una struttura che generasse inclusione sociale. Da qui la collaborazione da un lato con la cooperativa La Bonne Semence, realtà attiva nell’area della salute mentale che ha in gestione un terzo degli appartamenti realizzati in via Angelo Maj 30 a Bergamo (2 monolocali e 5 bilocali) per realizzare percorsi di Housing Sociale per persone con disturbi psichici; dall’altro con Fondazione Casa Amica per la gestione dei restanti appartamenti con canone agevolato accessibili a chi si trova in situazione di fragilità economica.
Come spiega Monica Morzenti non si tratta di realizzare case, ma di generare un modo di abitare, basato sulle relazioni. Per questo la struttura prevede anche spazi comuni, alcuni aperti alla città come la sala polivalente e lo spazio commerciale a pian terreno, Ad Majora caffè, anch’esso pensato con uno scopo solidale: proporre i ravioli Con Cuore prodotti dalla cooperativa Contatto (la quale inserisce nel mondo del lavoro persone in situazione di svantaggio, per lo più con disturbi psichici).
Si tratta di una struttura architettonicamente innovativa e bella. Il bello è un tema che nei discorsi dei relatori è tornato spesso perché “il bello cura” afferma Giovanni Faggioli, direttore di La Bonne Semence, e rappresenta una delle linee di fondo che animano l’agire quotidiano di chi si occupa di housing sociale in cooperativa. Così come il senso di appartenenza ad un gruppo, la fiducia e la leggerezza di cura, cioè il fatto di concentrarsi sulla parte sana delle persone accompagnandole verso l’autonomia, con la consapevolezza di poter fare affidamento su professionisti del CPS che prendono in carico la parte clinica del percorso di cura (un modello che permette risposte flessibili e costi contenuti).
La Dott.ssa Serena Bruletti del CPS di Boccaleone (ASST Papa Giovanni XXIII) – che insieme alla Dott.ssa Vera Steiner segue le persone in ingresso negli appartamenti – sottolinea che l’housing sociale non è più solo la meta di un percorso di cura presso strutture sanitarie, ma oggi rappresenta uno strumento alternativo di cura che permette alle persone con disturbi psichici di vivere bene all’interno del contesto sociale senza dover necessariamente passare per le strutture sanitarie. Si tratta di una situazione ideale in cui cura e integrazione si incontrano ed è resa possibile dalla compartecipazione e dalla prossimità dei soggetti coinvolti.
Oggi, spiega Marcella Messina, assessore ai Servizi Sociali del Comune di Bergamo, è importante tener conto della trasversalità dei bisogni e quindi non si può pensare all’abitare inteso solo come “avere una casa”, ma si deve andare oltre, considerare l’abitare come un mezzo che genera benessere e integrazione, comunità.
Come sottolineato da Gianluca Nardone, segretario generale di Fondazione Morzenti, le relazioni che si generano in un contesto di housing sociale come quello proposto in via Angelo Maj determinano un ambiente favorevole all’inclusione sociale, cruciale nel caso di persone con disturbi psichici. Forse, come suggerisce Monica Morzenti, Angelo Maj 30 può essere visto come un modello di inclusione in città.
Centrale è stato il tema delle sinergie, delle relazioni intese sia in senso sociale e operativo-assistenziale che in termini economici.

La realizzazione degli appartamenti di via Angelo Maj 30 è infatti stata possibile anche grazie al contributo di Fondazione Cariplo, realtà attenta a finanziare progetti che trasformino il capitale messo a disposizione in opportunità sociali. Valeria Negrini, vicepresidente di Fondazione Cariplo, spiega che la fondazione è molto attenta a finanziare progetti innovativi che realizzino nel concreto i valori della solidarietà, dell’onestà, della generosità e del rispetto, generando valore sul territorio e diffondendo la cultura del bene. Concetto ripreso da Marcella Messina, secondo cui uscendo dalla logica dei servizi sociali e concentrandosi sulle politiche sociali si genera una cultura di attivatori di comunità.
Una logica che rispecchia il concetto di welfare generativo: il capitale viene investito in progetti sociali sul territorio e in questo modo si generano a loro volta economie locali, realizzando un circolo virtuoso e una ridistribuzione del valore.
Negli ultimi anni, spiega Giovanni Faggioli, è chiaro che investire nel territorio genera economie e sono sempre più importanti gli investimenti da parte di privati in progetti sociali sul territorio, vale a dire risorse economiche intese come risparmi dei cittadini, donazioni di immobili, fornitura di commesse di lavoro, il tutto a sostegno di imprese sociali che oltre a remunerare chi investe pagando gli interessi, l’affitto o rendendo lavoro genera ricchezza e inclusione.

Share Button